martedì 20 luglio 2010
mercoledì 7 luglio 2010
EMBOLIA EPATICA
Il fegato, al pari dei polmoni, può soffrire di embolia gassosa, le temute ‘bolle’ che possono formarsi durante le immersioni con autorespiratori ad aria: la scoperta, pubblicata sull`American Journal of Physiology e che apre inediti scenari sulla medicina subacquea e iperbarica. La notizia giunge da una sperimentazione appena conclusa dal Centro Extreme, il team multidisciplinare pisano di cui fanno parte i ricercatori dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc-Cnr) e dell'Istituto di scienze e tecnologia dell'informazione (Isti-Cnr) del Consiglio nazionale delle ricerche, dell'Università di Pisa e della Scuola superiore Sant'Anna. La ricerca è stata pubblicata sull’American Journal of Physiology. La conferma della formazione di emboli nel fegato, prima dimostrata da uno studio sul ratto, condotto nel rispetto di quanto disposto dai comitati etici di riferimento, è stata oggetto del programma che il Centro Extreme ha appena svolto nelle acque dell'Asinara, in Sardegna. I ricercatori poi hanno studiato le immersioni sperimentali di alcuni esperti subacquei volontari, svolte secondo un protocollo approvato da un specifico comitato etico-scientifico. La sperimentazione si è svolta su un'imbarcazione attrezzata, in occasione dello stage annuale del Master universitario di II livello in Medicina subacquea ed iperbarica della Scuola Sant'Anna e del Cnr. «Dopo queste prove sperimentali, che hanno dimostrato la possibilità di individuare attraverso un'ecografia l'accumulo di gas nel fegato - osserva l'ingegner Remo Bedini dell'Ifc Cnr - sarà ora importante accertare esistenza, frequenza, tempi di comparsa e durata dell'embolia del fegato nell'uomo, in particolare in quanti praticano l'attività di diving abituale con autorespiratore, per tempi lunghi e a profondità pari o superiori a 30 metri. Grazie alla collaborazione con l'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari - aggiunge Bedini - è stata avviata un'indagine specifica per valutare l'eventuale danno epatico con appropriati esami ematochimici, mediante campionature effettuate sul campo». L'ipotesi che i gas intestinali, sottoposti per lunghi periodi alle alte pressioni di immersione, creino potenziali danni per embolizzazione del fegato, viene verificata nell'uomo attraverso una serie di indagini non invasive, tramite ecografia epatica e una sofisticata analisi numerica delle immagini registrate prima e dopo immersioni, svolte per 30 minuti a 30 metri di profondità. Il Centro Extreme ha realizzato negli ultimi anni numerose ricerche in ambienti estremi, dalla simulazione dei viaggi spaziali della missione "Mars 500" a quelle negli abissi subacquei, con l'impiego di inedite strumentazioni e metodiche di indagine in medicina subacquea, fino agli sport quali la prova di triathlon estremo Ironscience 2008. «Queste attività sul campo e gli stage applicativi del Master - conclude Bedini - trovano all'Asinara un ambiente ideale, grazie alla collaborazione con tutti gli enti che operano sull'Isola e alla presenza di un laboratorio biomedico attrezzato allestito nei locali messi a disposizione dall'Ente Parco, grazie al quale è possibile organizzare in mare anche esperimenti molto complessi»
venerdì 2 luglio 2010
U-BOOT UC 14 (Comunicato stampa ufficiale)
U-BOOT UC 14 2010
ARCHAEOLOGICAL SURVEY
(Comunicato stampa ufficiale)
Nella notte del 3 marzo 1917 l’U-boot posamine UC 14 stava rientrando nella base di Zeebrugge (Belgio) al ritorno di una missione contro la costa inglese. Alle 22,15 circa fu vista una esplosione a prua, causata probabilmente da una mina innescata e rimasta intrappolata nell’apposito silos, il sommergibile scomparve nei flutti con tutto l’equipaggio. Finiva così, per ironia della sorte
autoaffondato da una sua stessa mina, un micidiale vascello che fu soprannominato “il killer dell’Adriatico”. Infatti, prima di essere trasferito alla Flottiglia U-boot delle Fiandre, aveva svolto tutte le sue missioni nel Mediterraneo affondando un numero impressionante di navi nemiche, fra le quali le italiane Regina Margherita, Re Umberto e Intrepido. Sui relitti di queste vittime dell’UC 14 avevamo svolto le nostre spedizioni nel 2005 e nel 2007 a seguito dei ritrovamenti effettuati dal trainer Cesare Balzi. Perciò la IANTD, con il patrocinio e l’autorizzazione della Commissione dei Cimiteri di Guerra dell’Olanda nelle cui acque territoriali giace il relitto, ha deciso di organizzare e condurre dal 24 al 29 giugno una missione sull’importante relitto con fini archeologici e scientifici, in particolare di rilevamento del sito e delle condizioni in cui giace. Hanno partecipato a questa impegnativa attività quindici istruttori e subacquei IANTD, dei quali dieci italiani, essi sono: Fabio Ruberti, capo spedizione e project manager; Carla Binelli,Vice-capospedizione e segreteria; Agostino Fortunato, responsabile informatico e subacqueo; Vincenzo Latora, fotografo subacqueo; Jurek Lewandowski, fotografo subacqueo;Roberto Masucci, responsabile rilevamenti subacquei; Gianni Calandrelli, subacqueo; Luca D’Avenia, subacqueo; Enrico Basso, subacqueo e assistente segreteria; Gabriella Savoia, segreteria. Alla spedizione hanno partecipato cinque subacquei belgi:Paul Lijnen, responsabile sicurezza; Johan Haenebalcke, subacqueo; Steven Haenebalcke, subacqueo; Ralph Haenebalcke, skipper e logistica; Maarten Ramon, subacqueo
L’iniziativa, oltre al patrocinio della Commissione dei Cimiteri di Guerra del Ministero della Difesa Olandese, è stata incoraggiata e supportata dalla IANTD Benelux; dai Training Facility: IANTD Acquamarina di Marina di Pisa (PI), Blu Deep di Montebelluna (TV), Scuola Sommozzatori di Caserta, e dalle ditte di equipaggiamento per la subacquea tecnica Acquamarina® e Dive Rite®. La spedizione era composta di tre squadre operative con specifici obbiettivi d’immersione: misurazione e rilevazione del sito subacqueo, ricognizione esterna e sicurezza. La spedizione ha messo in atto le migliori tecniche d’immersione associate ad un lavoro di squadra mirato alla ricerca archeologica, utilizzando gli equipaggiamenti più idonei. La particolare tipologia d’immersione con forti correnti di marea e scarsa visibilità fino a raggiungere il metro scarso, ha testato le capacità dei componenti e degli equipaggiamenti; si sono dimostrati particolarmente utili i DPV Teseo che hanno aiutato molto nelle situazioni di forte corrente.
Lo svolgimento di una missione con immersioni a carattere archeologico e scientifico sul relitto di un sommergibile di così grande valore storico è un fatto di rilievo. Infatti, è stato accertato che il relitto è sicuramente l’UC 14 poiché presenta tutte le caratteristiche di questa classe, in particolare i silos posamine. Inoltre, l’esame dei resti conferma la versione dell’esplosione di una mina del sommergibile,molto probabilmente nel secondo silos di prua, che lo ha spezzato in due.
Con il successo di questa missione si completano le spedizioni sulla Regina Margherita e sul Re Umberto e la missione sull’Intrepido svolte nel 2005 e nel 2007 in Albania, facendo definitivamente luce su un periodo della guerra sottomarina durante il I Conflitto Mondiale.
Fabio Ruberti
Zeebrugge (Belgio) 29 giugno 2010
ARCHAEOLOGICAL SURVEY
(Comunicato stampa ufficiale)
Nella notte del 3 marzo 1917 l’U-boot posamine UC 14 stava rientrando nella base di Zeebrugge (Belgio) al ritorno di una missione contro la costa inglese. Alle 22,15 circa fu vista una esplosione a prua, causata probabilmente da una mina innescata e rimasta intrappolata nell’apposito silos, il sommergibile scomparve nei flutti con tutto l’equipaggio. Finiva così, per ironia della sorte
autoaffondato da una sua stessa mina, un micidiale vascello che fu soprannominato “il killer dell’Adriatico”. Infatti, prima di essere trasferito alla Flottiglia U-boot delle Fiandre, aveva svolto tutte le sue missioni nel Mediterraneo affondando un numero impressionante di navi nemiche, fra le quali le italiane Regina Margherita, Re Umberto e Intrepido. Sui relitti di queste vittime dell’UC 14 avevamo svolto le nostre spedizioni nel 2005 e nel 2007 a seguito dei ritrovamenti effettuati dal trainer Cesare Balzi. Perciò la IANTD, con il patrocinio e l’autorizzazione della Commissione dei Cimiteri di Guerra dell’Olanda nelle cui acque territoriali giace il relitto, ha deciso di organizzare e condurre dal 24 al 29 giugno una missione sull’importante relitto con fini archeologici e scientifici, in particolare di rilevamento del sito e delle condizioni in cui giace. Hanno partecipato a questa impegnativa attività quindici istruttori e subacquei IANTD, dei quali dieci italiani, essi sono: Fabio Ruberti, capo spedizione e project manager; Carla Binelli,Vice-capospedizione e segreteria; Agostino Fortunato, responsabile informatico e subacqueo; Vincenzo Latora, fotografo subacqueo; Jurek Lewandowski, fotografo subacqueo;Roberto Masucci, responsabile rilevamenti subacquei; Gianni Calandrelli, subacqueo; Luca D’Avenia, subacqueo; Enrico Basso, subacqueo e assistente segreteria; Gabriella Savoia, segreteria. Alla spedizione hanno partecipato cinque subacquei belgi:Paul Lijnen, responsabile sicurezza; Johan Haenebalcke, subacqueo; Steven Haenebalcke, subacqueo; Ralph Haenebalcke, skipper e logistica; Maarten Ramon, subacqueo
L’iniziativa, oltre al patrocinio della Commissione dei Cimiteri di Guerra del Ministero della Difesa Olandese, è stata incoraggiata e supportata dalla IANTD Benelux; dai Training Facility: IANTD Acquamarina di Marina di Pisa (PI), Blu Deep di Montebelluna (TV), Scuola Sommozzatori di Caserta, e dalle ditte di equipaggiamento per la subacquea tecnica Acquamarina® e Dive Rite®. La spedizione era composta di tre squadre operative con specifici obbiettivi d’immersione: misurazione e rilevazione del sito subacqueo, ricognizione esterna e sicurezza. La spedizione ha messo in atto le migliori tecniche d’immersione associate ad un lavoro di squadra mirato alla ricerca archeologica, utilizzando gli equipaggiamenti più idonei. La particolare tipologia d’immersione con forti correnti di marea e scarsa visibilità fino a raggiungere il metro scarso, ha testato le capacità dei componenti e degli equipaggiamenti; si sono dimostrati particolarmente utili i DPV Teseo che hanno aiutato molto nelle situazioni di forte corrente.
Lo svolgimento di una missione con immersioni a carattere archeologico e scientifico sul relitto di un sommergibile di così grande valore storico è un fatto di rilievo. Infatti, è stato accertato che il relitto è sicuramente l’UC 14 poiché presenta tutte le caratteristiche di questa classe, in particolare i silos posamine. Inoltre, l’esame dei resti conferma la versione dell’esplosione di una mina del sommergibile,molto probabilmente nel secondo silos di prua, che lo ha spezzato in due.
Con il successo di questa missione si completano le spedizioni sulla Regina Margherita e sul Re Umberto e la missione sull’Intrepido svolte nel 2005 e nel 2007 in Albania, facendo definitivamente luce su un periodo della guerra sottomarina durante il I Conflitto Mondiale.
Fabio Ruberti
Zeebrugge (Belgio) 29 giugno 2010
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